Teatro

Roberto Herlitzka e il Casanova letterato

Roberto Herlitzka e il Casanova letterato

Nastro d'Argento lo scorso anno per il Cinema nelle significative interpretazioni in 'La grande bellezza' di Paolo Sorrentino e 'Il rosso e il blu' di Giuseppe Piccioni, Herlitzka approda al Teatro Arcobalento vestendo i panni di Casanova.

Poco più di 70 anni portati con grazia, l'attore Roberto Herlitzka porta in scena il celebre personaggio che, lontano dagli arbori della seduzione, affronta un tribunale di donne, fantasmi con i quali, in un incalzante duello di parola, si dovrà difendere dagli stereotipi e dal pregiudizio. Con il rammarico di essere il grande scrittore che nessuno ha mai riconosciuto.

Casanova-Herlitzka: stesso concetto di seduzione?
Non posso dirlo io. C'è una certa differenza tra Casanova e me. Lui seduceva non so quante centinaia di donne. A me sarà capitato, come tanti, di averne frequentata qualcuna nella mia giovinezza. Ma non sono un seduttore di professione.

I suoi fantasmi sarebbero clementi con lei?
I miei fantasmi sono clementi con me. Non solo sono clementi, mi aiutano anche.

In cosa?
Mi aiutano in certi casi in cui mi trovo in difficoltà e loro mi rendono le cose più possibili diciamo, più affrontabili. A volte mi creano dei problemi insomma la loro funzione è molto varia nei miei confronti. Però ci sono.

Il suo rapporto con femminile?
Ecco in questo posso in qualche modo accostarmi a Casanova perchè io le donne le stimo molto. Mi piacciono. A parte il fatto ovviamente diciamo così, amoroso, ma sono delle creature che frequento volentieri. Come lui. Non le considero come purtroppo succede esseri da predare o addirittura da costringere. E poi siamo solo noi uomini e loro donne, ci facciamo compagnia!

Quando e dove si è manifestata la 'chiamata', la consapevolezza di voler diventare un attore?
Già da bambino. Ero un appassionato ammiratore di Lawrence Olivier e questo is accomunava con il mio amore per la letteratura, la poesia. Però la prima volta che ho deciso di diventare un attore è stato quando al conservatorio di Torino sono andato a vedere (andavo spesso ai concerti) una operina del 700 dove non è che ci fossero degli attori. C'erano dei cantanti, vestiti con le crinoline, le giacche del 700. Quando è finito lo spettacolo, sono venuti a ringraziare in ribalta, con le luci. Ho trovato così incantevole vederli fare questo in modo anche molto garbato. In quel momento ho deciso di essere un attore però, forse mi sono piaciuti i loro ringraziamenti. Io non ho mai saputo ringraziare, non ho mai saputo prendere le luci. Questa immagine ha condizionato la mia scelta di voler diventare un attore.

Nonostante le difficoltà oggettive di questo tempo, dove arte e cultura vengono relegate in secondo piano e oltre, qual'è la necessità che la spinge ancora a voler salire sul palco o affrontare un set?
Io credo che fondamentalmente sia un bisogno di piacere a se stessi prima di tutto e agli altri di conseguenza, ma che piacere voglia dire comunicare, non soltanto essere ammirati non basterebbe e poi non sarebbe questo il modo più spiccio di farlo ma piacersi, essere soddisfatti è una cosa che si fa. Quando la cosa che si fa tutto sommato è arte è per chi la fa la massima soddisfazione. Ma naturalmente non potrebbe farla se gli altri non se ne accorgessero neppure. Come diceva Casanova 'io scrivevo e nessuno se n'è accorto'. Quindi più gente se ne accorge meglio è.

Ha tanti anni di carriera alle spalle, cosa manca da raccontare al suo pubblico?
Ogni volta racconto me stesso, cosa che peraltro facciamo tutti noi in questo mestiere. Semmai mi manca qualche forma diversa che io non ho mai interpretato. Ad esempio ci sono dei personaggi che ancora vorrei fare, sebbene diventino sempre meno dato appunto l'età. Però, grazie a Dio, in teatro l'età è veramente relativa. Posso anche interpretare un bambino tutto sommato. In teatro è un'immagine, una metafora quello che is guarda, non è una realtà. In questo spettacolo ad esempio esce il bambin Si, ecco io sono contento ogni volta di salire sul palco, se ci sono personaggi che però contengano tante realtà. Ecco perchè io amo solo fare il teatro su testi che hanno un valore vero, loro. Allore in quei personaggi viene sempre fuori qualche nuova cosa magari che tu ancora non avevi detto.

Lei è un attore molto elegante e raffinato. Come is difende emotivamente nei confronti del grossolano e commerciale proposto a teatro, sul piccolo e grande schermo?
Ho poco da fare con quello perchè non mi chiamano per cose così commerciali non avendo io nessun peso commerciale. Il che ovviamente un po mi secca perchè significa essere anche ristretti (ride) però nello stesso tempo mi salva dal dovermi allontanare, dal dovermi salvaguardare da certi ambienti, da certe persone anche se vogliamo. E soprattutto da certi spettacoli che io non accetterei neanche di fare quindi se non me li propongono tanto meglio.

La grande bellezza lei l'ha trovata?
La grande bellezza l'ho trovata da bambino poi ne ho ritrovato qualche cosa nella vita. Però la grande bellezza stabile non esiste. Se esiste, lo è in una dimensione alla quale non siamo tanto ammessi in continuazione. Ogni tanto però abbiamo possibilità di toccarla per ricordarla.

Ha un sogno nel cassetto che oggi può aprire. Cosa viene fuori?
Il mio sogno sarebbe di ottenere qualche...non dico riconoscimento perchè di premi ne ho avuti tanti ma di avere una vera e propria posizione nel mondo dello spettacolo, affinchè io esista anche indipendentemente da quello che faccio. Naturalmente è un desiderio un po ambiguo perchè uno vorrebbe anche avere quello che io vorrei attraverso dei meriti che non mi interessano. Ma avere una considerazione abbastanza vasta che possa riguardare tutte le persone che a me interesserebbero come pubblico. Poi ci sono quelli che non mi interessano che se vengono a vedermi mi fa piacere ma di cui non importa il giudizio.